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Amii Stewart (ph. Giorgio Amendola)


text Teresa Favi

27 Marzo 2019

Amii Stewart, origini americane, amatissima in Italia per la sua grande voce soul

La grande voce soul ha scelto l’Italia come seconda patria e si racconta

Amii Stewart, origini americane, amatissima in Italia per la sua grande voce soul, è stata la regina della disco music negli anni ‘80. Con il singolo Knock on wood è arrivata a vendere otto milioni di dischi nel mondo. Dal 1990 in Italia, con base tra Roma e Porto Cervo, Amii ha scelto non una ma cento strade nel mondo dello spettacolo e dell’arte musicale, collaborando con artisti del calibro di Morricone, Moroder, Piovani, Mike Francis, Gianni Morandi. Ed è proprio il frutto della collaborazione con Nicola Piovani, La Pietà - opera per due voci femminili (soul e soprano), orchestra e voce recitante, quella di Gigi Proietti -, che l’ha vista tra i protagonisti di questa stagione dell’Opera di Roma.

Amii Stewart, famosa cantante di discoteca e soul, è nata a Washington ma vive a Roma dagli anni '90 (ph. Giorgio Amendola)

Come è avvenuto l’incontro con Nicola Piovani?

Risale a una ventina di anni fa, quando ci siamo conosciuti per caso in un ristorantino al Testaccio, da Felice, entrambi attirati dalla sua buona cucina romana. La parte che interpreto ne La Pietà è stata costruita da Nicola, già all’epoca, sulla mia voce. Infatti, questo lavoro fu rappresentato per la prima volta nel Duomo di Orvieto nel 1999.  

Qual è stata la sua reazione quando Piovani l’ha cercata di nuovo per riallestirlo?

La prima cosa che ho pensato è “non posso farlo come allora”. La voce cambia negli anni, fisiologicamente e anche per il vissuto emotivo di ognuno di noi. “Se mi concedi di farlo con l’emozione e i cambiamenti dei miei 20 anni in più, ci posso provare” gli ho risposto, ma avevo molto timore. Poi una sera mi è arrivato un suo messaggio, bellissimo: la mia voce diventata più grave, più profonda e rotonda era quella giusta, per la seconda volta. Mi sono emozionata.

E con Gigi Proietti, come ha lavorato?

Gigi è grande maestro, oltre che una persona meravigliosa. Durante le prove ha il generoso potere di mettere tutti a proprio agio e di alleggerire i momenti più critici.

La Pietà è uno Stabat Mater contemporaneo, dunque un’opera spirituale. Lei è una persona religiosa, signora Stewart?

Sì molto, e ogni volta che canto sento che in quel momento sto parlando con Dio.

Il momento finale de 'La Pietà’, Nicola Piovani, Amii Stewart, Maria Rita Combattelli (ph. Michele Borzoni-TerraProject-Contrasto)

Ha cantato due volte per Giovanni Paolo II, che ricordo ha di lui?

Papa Wojtyla rimarrà sempre nel mio cuore. Ricordo la sua dolcezza ma anche la sua fermezza, e quella capacità sfiorandoti di trasmetterti una pace straordinaria. 

I suoi progetti in Italia hanno toccato il pop, il musical, la canzone, il jazz, la classica. Una versatilità voluta e consapevole. C’è qualcosa che ancora vorrebbe fare?

Il mio grande sogno nel cassetto è fare cinema, oppure teatro ma senza dovermi appoggiare sul canto come invece succede nel musical.

Qual è il suo mantra nella vita e nel lavoro?

Frequentare persone ed essere coinvolta in progetti grazie ai quali possa imparare qualcosa di nuovo. Per esempio, quasi tutti i miei amici non hanno niente a che fare con il mondo dello spettacolo, sono avvocati, medici, insegnanti ma grazie a loro sono continuamente stimolata a conoscere cose nuove e a fare esperienze. 

Come è avvenuto il suo primo incontro con la musica?

Sono partita dalla danza, la musica è venuta dopo. Ho iniziato a ballare a 9 anni in una scuola di Washinghton la città dove sono nata e cresciuta. Anche le mie sorelle hanno studiato danza come me. Eravamo sei figli, tre maschi e tre femmine, oggi i miei fratelli e le mie sorelle vivono ancora negli Stati Uniti. Io sono l’unica della famiglia con una carriera nel mondo dello spettacolo.

Perché dopo quel successo planetario ha deciso di venire in Italia? Una scelta un po’ controcorrente per una voce come la sua…

Cercavo un posto dove poter proseguire la mia carriera senza morire in uno stile musicale, la disco.  Negli anni ’80 se eri nera dovevi cantare disco o soul. L’unica casa discografica a darmi questa opportunità fu la BNG (poi RCA) con Magrini che mi disse “se firmi, qui ti diamo carta libera”. 

Qual è stato il suo primo impatto con Roma?

Un sogno che si avverava. 

Si concede qualche passeggiata per le vie del centro di Roma? 

Adoro stare in mezzo all’arte e alla natura, anche se sembrano due cose antitetiche. Quando sono a Roma mi piacere andare alle mostre, in particolare quelle che in programma alle Scuderie del Quirinale.

Cosa apprezza dei romani, visto che ne ha sposato uno?

Sono gioiosi, accomodanti e divertenti. 




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