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Marco Giallini in ‘Perfetti sconosciuti’


text Virginia Mammoli

27 Marzo 2019

Marco Giallini. Il grande attore romano tra ricordi, amicizie e inaspettati sogni nel cassetto

È uno dei volti più conosciuti del cinema italiano. La sua voce, inconfondibile, è qualcosa di estremamente familiare

È uno dei volti più conosciuti del cinema italiano. La sua voce, inconfondibile, è qualcosa di estremamente familiare. Così, quando ci parli, ti sembra di conoscerlo da sempre, anche se non manca di spiazzarti con il suo umorismo irriverente, ma sempre cortese, e le sue ormai famose divagazioni. Marco Giallini, romano doc. All’attivo più di 50 film, tra cui ACAB - All Cops Are Bastards insieme a Pierfrancesco Favino, Tutta colpa di Freud e Perfetti Sconosciuti di Paolo Genovese, Beata ignoranza con Alessandro Gassmann e Domani è un altro giorno con Valerio Mastandrea, uscito a febbraio. Prossimamente di nuovo al cinema, con Villetta con ospiti di Ivano De Matteo, un noir con sette personaggi principali, come i vizi capitali.

Marco Giallini, attore romano, classe 1963, è uno dei protagonisti del cinema italiano. Il suo film più recente è "Domani è un altro giorno", mentre uscirà a breve la sua "Villetta con ospiti" (© ph. Fabio Lovino)

Suo padre era un grande appassionato di cinema. È grazie a lui se ha scelto di recitare?

Recitare recitano tutti, anche l’avvocato e il fruttivendolo, ma recitare col cuore, recitare perché le persone assimilino le tue sensazioni, quello è essere attore, e quello lo senti. Però ecco, la passione di mio padre è stata un incentivo. Era un operaio, a volte storpiava i nomi, ma ci capiva di cinema. Gli piacevano i film francesi, parlava addirittura di Truffaut e mi portava in motocicletta sui set. Una volta stavano girando un film sulla guerra, non ricordo il titolo, ma credo ci fosse Gina Lollobrigida, non ragazzina, ma ancora molto Gina. 

Quando ha cominciato faceva l’imbianchino e vendeva bibite. Il momento in cui ha capito che fare l’attore sarebbe stato il suo futuro?

Mi fa ridere questa cosa che tutti mi dicono che imbiancavo, sembra una cosa strana, ma era normale. Essendo una famiglia di operai a una certa ora bisognava andare a lavorare, tutto qui. Sempre però con il sogno di suonare o fare cinema. Ho capito che avrei fatto l’attore semplicemente quando ho avuto la riprova di essere uno che lo poteva fare e magari anche bene. 

In Domani è un altro giorno è tornato a recitare con il suo amico fraterno Valerio Mastandrea. Quando vi siete incontrati per la prima volta? 

Non è che mi ci sia fidanzato (ride). Comunque, eravamo in un teatro, per Messico e nuvole di Angelo Orlando. Era il 1994. Sono 25 anni. Il film è un piccolo capolavoro, si piange, ma si ride anche e tornare a recitare insieme è stato bello, perché ci conosciamo molto bene. So già quello che mi risponde se improvviso. 

‘Domani è un altro giorno’, con Valerio Mastandrea (© ph. Fabio Lovino)‘Beata ignoranza’, con Alessandro Gassmann (ph. Saverio Lombardi Valluri)

Cosa ci può raccontare di Villetta con ospiti di De Matteo? 

Posso dire che è un altro grande film. Penso che Ivano sia uno dei tre o quattro registi più bravi con cui abbia mai lavorato. Lo conosco da anni, come persona, ma sono rimasto sorpreso, quando è sul set è davvero molto determinato, si vedono i bicipiti. A lui piacerebbe come definizione.

Nella sua carriera ha interpretato ruoli diametralmente opposti. Lei quali preferisce?

Personaggi positivi. Anche se nel film di Ivano sono molto negativo, forse il personaggio più negativo della mia vita. Però è bello misurarsi anche con questo, ruoli come quelli di Tutta colpa di Freud e di Perfetti sconosciuti fanno innamorare le donne, poi me le ritrovo tutte fuori dal cancello (ride). Sei quello che fai, è logico.

‘Tutta colpa di Freud’, con Claudia Gerini‘Perfetti sconosciuti’, con Edoardo Leo e Giuseppe Battiston (ph. Saverio Lombardi Valluri)

Un film che le piacerebbe interpretare?

Mi piacciono molto i film di cappa e spada, in generale i film in costume. Ma più di tutto mi piacerebbe fare un western, avrei anche la faccia adatta. Ormai è cosa veramente improbabile, ma se pensi agli anni ’70 si facevano solo quelli. Abbiamo insegnato agli americani a fare i film western. Silverado, lo stesso Gli spietati di Clint Eastwood. È grazie a Sergio Leone se sono quelli che sono. Uno di Trastevere ha insegnato agli americani a fare il Far West. Capisci? O almeno in un certo modo, come lo vedeva lui.

Da attore, conoscitore di cinema e romano: i film da vedere per vivere l’anima di Roma.

Ci sono varie anime di Roma… C’eravamo tanto amati di Ettore Scola e I soliti ignoti di Mario Monicelli. Potrei dire anche Pasolini o Rossellini con Roma città aperta. Ma bisogna vedere cosa si vuol raccontare di Roma, che non è solo la Roma di Sordi, delle borgate di Monicelli, che poi non erano borgate, era quello che oggi è il centro, dove però abitavano persone non ricche. Roma non è più Roma, lo dicevano già negli anni ’60, figurati ora, questo però vale per tutte le città. Ma sto divagando. Lo faccio spesso.

L’altra sua grande passione risaputa, oltre alla musica rock, è la moto. Un bel giro su due ruote, dove?

In realtà, non sono così: io corro, vado veloce, non mi interessa dove. Io salgo e accelero. Perché sono un romantico, come diceva Steve McQueen “così non mi prendono”.

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