Carlo Verdone, attore, regista e scrittore. Interprete dell’anima più vera e popolare di Roma
Un'esclusiva intervista con uno dei grandi simboli del cinema italiano
Carlo, quali cambiamenti vede dopo questa emergenza?
La speranza è che si ridisegnino tante cose, nel nostro modo di vivere. Forse impareremo a essere meno presuntuosi, più attenti, meno anarchici, meno arroganti. Forse.
C’è un film che ha riguardato o scoperto in questo periodo?
Ho pensato soprattutto al mio nuovo film, che sto scrivendo insieme ai miei amici sceneggiatori. Ma è un’impresa difficile, perché nessun film futuro potrà prescindere da quello che abbiamo vissuto.
Che tipo di risposte può darci il cinema?
Le risposte, adesso, le dà solo la scienza. Finché il virus non si sarà completamente depotenziato, non ci sarà una risposta definitiva. La domanda vera è: abbiamo finito di avere paura? La risposta è: no. L’arte, il cinema, potranno portare la gente a ritrovarsi, quando questo sarà possibile.
Quali luoghi di Roma ama di più?
La amo tutta. Il mio quartiere, Monteverde vecchio, sopra Trastevere, dove da anni faccio due chiacchiere con il giornalaio, con il farmacista, con tutti, dove vedo l’anima vera di Roma, la sua gente; ma anche il centro, quei piccoli locali ancora autentici, come Settimio in via del Pellegrino, dove trovi sempre un piatto cucinato come cinquant’anni fa.
Come definirebbe, in una parola, questo 2020?
Un anno buttato nella pattumiera. Ma, speriamo, anche l’anno in cui ritroveremo il coraggio di stare insieme.