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Federico Fellini photo credit Tazio Secchiaroli Photomovie


text Virginia Mammoli

3 Dicembre 2019

100 anni dalla nascita di Fellini

Un viaggio nella Roma del grande regista

“Non voglio dimostrare niente, voglio mostrare.” Così ha detto e così ha fatto, per tutta la vita, Federico Fellini, uno dei più grandi registi di sempre, di cui il 20 gennaio ricorrono i 100 anni dalla nascita. Un anniversario che non può certo passare sotto silenzio. Soprattutto a Roma, città di adozione del Maestro, che più e più volte l’ha raccontata nei suoi film, rivoluzionando i canoni estetici del cinema.Uno sguardo unico, il suo, tra l’onirico e l’iper realista, a tratti grottesco e tragicomico. Un linguaggio inedito, al punto che per lui fu coniato il termine “realismo magico”, poi sintetizzato in una sola parola: “felliniano”.

Alberto Sordi in Lo Sceicco bianco

Tra le prime pellicole, Lo sceicco bianco, con Alberto Sordi, e I vitelloni, per molti uno dei suoi capolavori. Il grande successo internazionale arrivò però con La strada, girato nel 1954 e per il quale, nel ’57 volò ad Hollywood a ritirare il suo primo Oscar, quello come miglior film straniero. Il 1960 è l’anno de La dolce vita, che trionfa a Cannes, vince il Nastro d’argento e il David di Donatello. Poi, per citarne alcuni, ci sono stati Le notti di Cabiria, , Amarcord, tutti e tre premi Oscar, Roma, meta-film nel quale tra i personaggi c’è il regista stesso, fino a La voce della Luna, con Roberto Benigni e Paolo Villaggio, il suo “testamento spirituale”. In occasione del centenario ripercorriamo i luoghi più significati a Roma legati a Federico Fellini, come uomo e regista. Perché Fellini non ha fatto cinema, Fellini è il cinema.

La dolce vita

Partiamo dalla scena iconica de La dolce vita, quella che vede Anita Ekberg, nel ruolo della bella Sylvia, che entra nella Fontana di Trevi, invitando Marcello Mastroianni, alias Marcello Rubini, a seguirla. Altri affreschi rappresentativi di questa pellicola sono poi quello di via Veneto, la strada simbolo del film, dove in quel periodo si riunivano tutti i personaggi della mondanità; piazza del Popolo, dove si respirava la decadenza del ceto formato da intellettuali, artisti, cinematografari, aristocratici e borghesi; mentre è un’imitazione delle Terme di Caracalla, il locale dove i Sylvia e Marcello ballano, cominciando a conoscersi. Ne Le notti di Cabiria, le vere Terme sono invece il luogo dove l’ingenua e dolce prostituta Cabiria - interpretata da Giulietta Masina, moglie di Fellini - e le sue ‘colleghe’ restano in attesa dei clienti, in contrasto con l’atmosfera smagliante che circonda le escort d’alto bordo di via Veneto.

Giulietta Masina, moglie di Fellini, in Notti di Cabiria

La scena forse più celebre di Roma, in cui tra busti e pezzi di colonne romane svetta la prostituta divenuta l’emblema del film, si svolge nel Mausoleo di Cecilia Metella, che ricompare anche nella lunga ripresa del raccordo anulare, che poi culmina al Colosseo, maestosa scenografia anche della corsa motociclistica notturna, partita da Castel Sant’Angelo, con cui si conclude la pellicola. Con il Castello e il Colosseo, nelle scene di Roma, anche Piazza di Spagna, con un gruppo di hippies che si sparpaglia sulla scalinata di Trinità dei Monti; la Stazione Termini, dove ha inizio l’avventura del giovane Fellini; il Foro Italico e il quartiere di Trastevere, sfondo anche della folklorista canzone romana Ma che ce frega, ma che ce ‘mporta. In piazza Santa Maria in Trastevere anche la scena omaggiata da Woody Allen in To Rome with love de Lo sceicco bianco. Nella storia i due sposini protagonisti del film, Oscar (Leopoldo Trieste) e Wanda (Brunella Bovo), appena arrivati a Roma vanno nell’Albergo Tre Fiori, in via Sistina, il cui interno fu girato in realtà nell’Hotel Ginevra di via della Vite. Il luogo però forse più importante è via 24 Maggio, dove si trova lo studio in cui Wanda dovrebbe incontrare, di nascosto dal marito, l’eroe dei fotoromanzi che tanto l’appassionano, lo sceicco del titolo (Alberto Sordi). Il film termina poi in piazza San Pietro teatro della riconciliazione di Oscar e Wanda, dopo il tentativo di quest’ultima di togliersi la vita gettandosi in un magro Tevere all’altezza di Castel Sant’Angelo. Non in molti lo sanno, perché accade in uno dei suoi lavori meno conosciuti, ma anche l’Eur, quartiere che il regista amava molto, compare in un suo film: Le tentazioni del Dottor Antonio, secondo dei quattro episodio di Boccaccio ’70.

Cinecittà, il leggendario Teatro 5, set preferito di Fellini (ph. Valentina Stefanelli)

Ma usciamo adesso dai luoghi impressi nelle sue pellicole a quelli della sua vita. Primo, continuando a parlare di cinema, naturalmente è Cinecittà, che, grazie all’itinerario di Cinecittà si Mostra, permette di conoscere la figura del Maestro, passando a fianco del leggendario Teatro 5, suo set prediletto, e della famosa testa della Venusia, scultura creata per Il Casanova di Federico Fellini, ma anche attraverso una sala interamente dedicata a Fellini, con filmati inediti, costumi originali, disegni e foto.

Dettaglio della casa di Fellini in Via Margutta

C’è poi la sua casa, in via Margutta 110, con la targa che ricorda lui e la moglie; il suo studio in Corso Italia e i suoi tre ristoranti preferiti in centro: la Cesarina di via Piemonte, dove Fellini, per ricambiare l’ospitalità e i tanti pasti offerti quando ancora era un ragazzo, organizzò il lancio de La dolce vita; Al 59, che la stessa Cesarina aprì poi in via Brunetti 59, portando anche lì la cucina emiliana, comprese variazioni sul tema come i Tortellini del Maestro, serviti con un bicchierino di whisky, come amava fare Fellini e Dal Toscano di via Germanico, in Prati, rinomato soprattutto per la carne alla brace.

Bar Canova (ph. Valentina Stefanelli)

Infine, il Bar Canova in piazza del Popolo, di cui il regista era un habitué e dove si può ammirare una parete di foto e disegni dedicata proprio a Fellini.




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