Rino Barillari, il romano Re dei paparazzi, si racconta
Tra avventure, colpi di genio e di saggezza. Una leggenda del gossip
164 ricoveri, 11 costole rotte, più di 70 macchine fotografiche fracassate. E’ una leggenda vivente Rino Barillari, il più famoso ‘paparazzo’ del mondo ancora in attività. Uno sterminato archivio fotografico di oltre 600.000 scatti, dagli anni ’50 ad oggi, in continuo aggiornamento, perché il suo spirito è così combattivo, il suo amore per la professione è così forte, che ancora adesso The king, come lo ribattezzò Federico Fellini, va a caccia di esclusive per Il Messaggero, il quotidiano di Roma. Una mostra al Maxxi prodotta dall’Istituto Luce (fino al 28 ottobre), un libro e un documentario scritto e realizzato da Giancarlo Scarchilli e Massimo Spano dal titolo Rino Barillari. The king of paparazzi tracciano un percorso completo sulla sua incredibile carriera, dalla Dolce Vita ai fatti di cronaca che hanno segnato la storia dell’Italia.
Come ha iniziato la carriera di fotografo?
Lasciai Vibo Valentia, il mio paese in Calabria, che avevo 14 anni. Volevo scoprire il mondo e lo trovai nella città magica, Roma, insieme alla fotografia. Un incontro avvenuto per caso. Alla Fontana di Trevi c’erano i cosiddetti ‘scattini’, i fotografi di strada che fotografavano i turisti e li convincevano ad acquistare le loro foto-ricordo mentre i ragazzini come me si annotavano l’hotel e la notte consegnavano le buste. Ecco come ho iniziato.
Ma non si diventa Re dei paparazzi per caso...
Una volta, uno di loro mi lasciò la sua macchina, beh, quel giorno incassai più di lui, e in poco tempo mi ritrovai a fotografare anche io. In quel periodo arrivavano, soprattutto la sera, famosi personaggi internazionali, così cominciai a fotografarli, e a un certo punto ho capito che si guadagnava di più facendo le foto ai vip che ai turisti.
Se la ricorda la sua prima foto?
Il mio primo servizio importante fu ad un americano alla Fontana di Trevi con un canotto gonfiabile e due top model. Il fotografo che lui aveva ingaggiato non arrivava, mi vide in giro con la macchina fotografica e mi chiese di fare le foto. Gli detti il rullino e lui mi diede i soldi.
Com’era la Dolce Vita vista da chi l’ha fotografata?
Emozionate, sotto tutti i punti di vista. Una notte ho pianto a sentire cantare per strada, davanti all’Harry’s Bar, Frank Sinatra. Le attrici andavano dal parrucchiere e si mettevano l’abito più bello, uscivano all’orario giusto, alle sei del pomeriggio, per le serate in via Veneto, sperando che prima o poi un paparazzo le avrebbe beccate in uno dei locali di grido l’84, il Pipistrello, il Jackie ’O e l’Harry’s Bar, il più importante di tutti.
E se qualcuno non voleva farsi fotografare?
Erano risse e scazzottate.
La guerra è guerra, era il suo motto…
Quando corri dietro a un personaggio e gli fai uno scatto, con quella foto che ci fai? Ci vuole la storia. Fare a botte era il momento ‘provocation’: se il personaggio si negava, lo scatto più bello arrivava quando lo facevi arrabbiare.
Quali sono stati gli attori più violenti con cui ha avuto a che fare?
Peter O’Toole, mi costò due punti di sutura sul viso, l’avevo beccato con Barbara Steele, e lui era sposato. Poi Brigitte Bardot con Gunter Sachs che non voleva le foto. L’attrice Sonia Romanoff una volta mi spiaccicò un gelato in faccia.
I più simpatici invece?
Il più di tutti è stato Alberto Sordi, e tra le attrici Virna Lisa. Ma è stato bello avere a che fare anche con Gassman, Amedeo Nazzari, Sophia Loren, Claudia Cardinale e la Magnani.
Che rapporto aveva con Federico Fellini?
Ogni volta che lo incontravo mi diceva sempre «A Barilla’ ti fai mena’», io chiudevo un occhio quando lo trovavo con le donne… Cominciò a chiamarmi the King perché ero ovunque, anche sui luoghi dei delitti e mi chiedeva spesso cose strane sugli incidenti stradali, tipo quando il ferito è per terra che succede, in quanto tempo arrivano i soccorsi, all’ospedale che dice..
L’insegnamento che non ha mai abbandonato?
Avere rispetto per il personaggio, mai arrivare al punto di rovinarlo. Personaggio e paparazzo sono parenti. La popolarità del primo è fonte di lavoro per l’altro, se il fotografo lo distrugge, si fa un bell’autogol.
I suoi luoghi ‘furbi’ a Roma oggi quali sono?
Piazza Navona, Campo dei Fiori, San Lorenzo, Via Veneto e qualche volta, la domenica, anche il Vaticano, tra la folla c’è sempre qualcuno di interessante da fotografare.
Pausa caffè?
All’Harry’s Bar di via Veneto alle 10, bello concentrato, più tardi in piazza Navona alla Dolce Vita. Dopo, verso le 11.30 da Ciampini, e in piazza del Popolo, da Rosario.
E il miglior aperitivo?
Vuole scherzare? Lavoro ancora fino alle 4 della mattina, per me niente aperitivo!
Senta Barillari, ma in tutta la vita che cosa ha cercato di catturare con il suo obiettivo?
Lo scatto unico, quello che nessun’altro può avere.