La nostra intervista a Luca Argentero
L’attore si racconta tra famiglia, progetti e il suo amore per Roma
Sorridente, sereno, pacificato. Con una bimba di due anni da godersi minuto per minuto, adesso che la tournée teatrale è finita, e lui può prendersi un po’ di tempo per sé. Per la sua compagna, per la sua famiglia. E anche per la città di Roma.
“Roma mi ha accolto quando ero ragazzino, a venticinque anni, con un minuscolo appartamento a Trastevere, proprio nel suo cuore. E nel cuore mi è rimasta, da allora”, dice Luca Argentero, piemontese Doc - Doc, peraltro, è anche il titolo della fortunatissima serie televisiva di cui è protagonista, nel ruolo di un medico. La più vista alla tv italiana negli ultimi due anni. Raggiungiamo Luca al telefono, all’ultima tappa della tournée del suo spettacolo, È questa la vita che sognavo da bambino?,nel quale racconta tre storie di protagonisti dello sport: Walter Bonatti, scalatore dalle imprese impossibili, Alberto Tomba, il più travolgente sciatore italiano e Luisin Malabrocca, mitica ‘maglia nera’ del Giro d’Italia del 1946, che scoprì che arrivare ultimo era un modo per essere amato dalla gente.
E dopo, Luca, che cosa farà?
Dopo un anno e mezzo di lavoro senza interruzioni, voglio solo stare a casa. Godermi mia figlia Nina, che avrà due anni il 20 maggio, e mia moglie Cristina. Davvero, non chiedo di più.
Qual è stato il suo primo sentimento verso Roma?
Amore a prima vista: sono rimasto folgorato al mio arrivo, in un mondo tutto diverso da quello della mia Torino. Un amore che ho consumato a Trastevere, in un piccolo appartamento in vicolo del Cinque. Un amore che, poi, ha avuto anche i suoi momenti di crisi.
Crisi dovuti al caos del traffico, all’approssimazione di certi orari ‘romani’?
Esattamente. Quando ho aperto una casa di produzione, dovevo fissare appuntamenti, organizzare riunioni… E mi sentivo rispondere “ma sì, ci vediamo alle dieci, dieci e mezza…” No: per me o sono le dieci, o sono le dieci e mezza! Da quando ho chiuso la casa di produzione, e faccio ‘solo’ l’attore, sono tornato a vivere serenamente.
Quali luoghi di Roma ama maggiormente?
Tutto il centro storico. Io vivo in centro, alle spalle di piazza del Popolo, e mi basta uscire fuori per sentirmi in Paradiso. Poi Villa Borghese, che trovo davvero uno dei luoghi più meravigliosi di Roma.
Che tipo di padre è? Che giochi fa con sua figlia Nina?
Tutti i giochi che ci vengono in mente: ma l’importante è fare in modo che le sue giornate siano speciali e divertenti, creare un’energia positiva. Un’aria serena, rilassata. Nina è nata praticamente in un mondo in cui le persone portavano la mascherina e non si toccavano: merita di cominciare a credere al contatto umano.
Che cosa ha cambiato Nina nella sua vita?
La cosa che ha cambiato davvero tutto è l’incontro con mia moglie Cristina. Da lì è cambiata la mia vita. E Nina mi sembra che sia sempre stata con noi. Vivo il presente, vivo l’attimo: la storia recente ci ha insegnato che è importante vivere il qui ed ora.
Di che cosa ha o ha avuto paura?
Dell’immobilità. È la paura il nostro peggior nemico. Abbiamo vissuto per due anni incatenati dalla paura: dobbiamo ricominciare a fare le cose, vincendo la paura.
Intanto ha preso parte alla serie Le fate ignoranti, qual è il suo ruolo?
Sono il marito di Cristiana Capotondi, che però ha anche una relazione omosessuale con Eduardo Scarpetta. Un personaggio che nel film originale Le fate ignoranti non aveva un grande spazio, ma che nella serie è stato approfondito. Quando Ferzan mi ha chiamato, ho risposto con enorme gioia: nel 2007, in Saturno contro, mi scelse quando ero un totale esordiente nel cinema, adesso ho un’esperienza diversa, ma è sempre una gioia immensa lavorare con Ferzan.
A questo punto della sua carriera, che cosa le manca?
Non ho grandi sassolini nelle scarpe da togliermi. Sono felice del rapporto che ho con il pubblico, sono felice di come stanno andando le cose. Poi, pian piano, inizierò a dedicarmi all’orto.
E a passare sempre più tempo nella sua casa in Umbria, a Città della Pieve?
Sì: è un altro luogo che amo. È in un posto fortunato, su una collina, a novanta chilometri da Roma, quindi a portata di tutto: ma incastonata in una sua dimensione di pace, di tranquillità. Appena posso me ne vado per boschi, faccio lunghe passeggiate, e mi sento felice.
Un luogo scelto anche da altri personaggi celebri. Nei pomeriggi d’inverno, le capita di giocare a carte con Colin Firth?
No, Colin è un bel po’ che non lo vedo. Però do consigli a Draghi, naturalmente...