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320 metres long, with 280 columns, 88 pillars and 162 statues: Piazza San Pietro opens out like an enormous hug

text Rossella Battista photo Valentina Stefanelli

27 Settembre 2023

I colonnati di Roma

Il nostro viaggio alla scoperta dei più belli tra passato e contemporaneo

Tanto semplice quanto potente. E’ la colonna, elemento architettonico portante che simboleggia inevitabilmente l’uomo, il suo potere, la sua forza. I persiani e gli egizi prima ancora dei greci ne facevano largo uso. Ma i romani andarono oltre: alle colonne architrave ci aggiunsero gli archi, riuscendo così a costruire colonnati e portici. Utili per ripararsi dal freddo, dal sole, dalla pioggia, erano così versatili da poter essere usati per templi, cortili, terme, mercati e porti. Ma soprattutto, attraverso i secoli hanno rappresentato il potere, imperiale, della fede, della fantasia perfino e del regime. E se il più antico, a Campo Marzio,risaliva a circa 200 anni prima di Cristo, quelli del Foroavevano proporzioni e collocazioni precise. E’ Vitruvio, il padre dell’architettura, a definirne struttura e dimensioni. Univano gli edifici e divennero centro del potere politico. In epoca medievale furono spesso usati come pilastri portanti su cui costruire casupole, palazzi, chiese. Ne suggeriamo alcuni, saltellando nella storia.

IL PANTHEON

Davanti a quella sfera perfetta illuminata da un oculo di 9 metri, si erge il pronao sorretto da otto colonne corinzie frontali e quattro laterali che sorreggono il frontone alla greca. Il primo tempio fu eretto da Marco Vipsanio Agrippa genero di Augusto, nel 27 a.C., ma fu ricostruito da Adriano tra il 112 e il 124 d.C. dopo un incendio e dedicato a tutti gli dei. Qualche secolo dopo divenne chiesa cristiana dedicata ai martiri. Poi mausoleo di artisti e capi di stato. Ma sono le sue dimensioni e i suoi equilibri perfetti tra le colonne di granito grigio dell’Elba e rosa dell’Egitto a farci capire l’immensità dell’arte romana. Da non perdere la pioggia di petali rossi il giorno di Pentecoste e il raggio di sole che nel Solstizio unisce l’oculo all’ingresso.

Pantheon

PIAZZA DI PIETRA

Chiamata così nella tradizione popolare per l’aspetto cupo e pietroso del tempio di Adriano ridotto quasi a fortezza dai Colonna, ancora oggi è il tempio - scomparso, quasi inghiottito dall’edificio Seicentesco firmato da Carlo Fontana - a dominare la piazza. Caratterizzato da tredici colonne corinzie in marmo bianco di oltre 15 metri, undici delle quali sono ancora in piedi, il tempio fu costruito dall’imperatore Antonino Pio costruì nel 145 d. c. a memoria del padre adottivo Adriano, venerato come un dio. Dopo aver ospitato la Borsa di Roma, dal 1874 è sede della Camera di Commercio

Piazza di Pietra

SAN PIETRO

Ci voleva il genio di Bernini per ridimensionare l’ingombrante facciata di Maderno e far riemergere la Cupola di Michelangelo. E bastò la pacificazione tra Stato e Chiesa (i Patti Lateranensi del 1929) per vanificare il poderoso effetto scenico provocato dalle viuzze del quartiere Spina di Borgo che sfociavano nell’immenso spiazzo candido. Con i suoi 320 metri di lunghezza, le sue 280 colonne, i suoi 88 pilastri e le 162 statue piazza San Pietro si offre come un grandissimo abbraccio. Quello della Chiesa verso i fedeli. Nel 1656 Bernini crea qualcosa di unico usando lo strumento antico del colonnato. Ma lo allarga ad ellisse. E soprattutto allinea ogni colonna su un asse che ha il fulcro su una pietra bianca al centro della piazza, davanti all’obelisco che domina l’area dai tempi di Nerone. Da qui il colonnato a quattro fusti sparisce facendo vedere un’unica colonna.

San Pietro

SANTA MARIA DELLA PACE

Sisto IV dopo la congiura dei Pazzi sogna la Madonna sanguinante e fa un voto: per scongiurare una guerra costruirà una chiesa. Nasce così Santa Maria della Pace dietro piazza Navona. Una chiesa piccola ma potente. Prima è il Bramante con il chiostro che sposa colonne e pilastri a dargli respiro ed è poi Pietro da Cortona nel ‘600 a trasformare la facciata in una quinta teatrale con un pronao circolare e colonne tuscaniche. Il Barocco è il tempo dell’effetto scenico, dello stupore.

Santa Maria della Pace

SANTA MARIA MAGGIORE

La basilica papale domina l’Esquilino con la sua facciata settecentesca di Ferdinando Fuga. Fuga per creare uno spazio adatto alle benedizioni si affidò allo strumento del portico e della loggia aggiungendo alla basilica ancor più potenza. Costruita in epoca paleocristiana dove si racconta avrebbe nevicato il 5 agosto. Oltre alla tomba di Bernini, la mangiatoia-culla di Gesù, il presepe più antico ci sarebbe anche la prima immagine della Madonna.

Santa Maria Maggiore

LARGO ARGENTINA

è stato sufficiente creare un percorso con relative spiegazioni per rendere l’area sacra di Largo Argentina in un libro aperto. Scoperta per caso all’inizio del ‘900, ci volle la supplica di un archeologo per convincere Mussolini a restaurarla. All’interno i resti di quattro templi, di una chiesa medievale e della Curia di Pompeo dove fu assassinato Cesare. Qui le colonne, come al Foro, sono autentiche. Imperdibile. Col disappunto dei gatti finora padroni assoluti.

Largo Argentina

TEMPIO DI FLORA

Il tempietto dorico con un pronao a quattro colonne sulla fronte e un’abside curvilinea sul retro ci accompagna nel pieno della moda settecentesca che recupera e trasforma l’arte classica. Il potere del secolo dei lumi è nella ragione e si vuole solo gioire dell’antico. E il gioiellino del Tempio di Flora nel parco di villa Ada aveva uno scopo puramente ludico. Era infatti un Caffè-House dove si sorseggia cioccolata e si spiluccano pasticcini. Ma l’effetto di tempio antico è assicurato.

Tempio di Flora

MUSEO D’ARTE MODERNA

Anche il nuovo regno d’Italia si affida all’arte classica per creare il primo tempio moderno dedicato all’arte. L’idea nasce nel 1883 e prende corpo con l’Esposizione del 1911. L’architetto è Cesare Bazzani che costruisce il primo Palazzo delle Belle Arti del regno con una facciata monumentale articolata su colonne potenti abbinate in una cornice tardo rinascimentale. All’interno la collezione più ricca di opere da Canova a Piero Manzoni.

MUSEO D’ARTE MODERNA

EUR

E sarà il regime negli anni ’20 a pensare a un intero quartiere proiettato nel futuro ma ben ancorato al glorioso passato della Roma imperiale: l’EUR (acronimo di Esposizione Universale di Roma prevista e mai fatta per il 1942). Qui ovunque ti giri vedi imponenti colonnati. Sono semplificati rispetto all’antico ma più imponenti, o almeno dovevano emulare quella Roma di un milione di abitanti che dominava il mondo. E benché all’inizio della guerra solo il palazzo degli Uffici fosse finito, il quartiere fu poi completato e oggi è un rincorrersi di suggestivi colonnati.

EUR, Palazzo dei Congressi

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