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Teatro dell’Opera di Roma

text Fabrizia Prota
photo Valentina Stefanelli

3 Dicembre 2019

Dove l’immaginazione diventa possibile

Il direttore degli allestimenti scenici Michele Della Cioppa ci svela segreti del laboratorio delle scenografie del Teatro dell’Opera di Roma

Un’autentica fucina delle meraviglie che, a colpi di martello e chiodi, colla e colori, dà vita a infiniti mondi e rappresentazioni. È il laboratorio delle scenografie del Teatro dell’Opera di Roma, accanto a via dei Cerchi. È qui, nell’ex pastificio Pantanella, di fronte al Circo Massimo (proprio accanto alla Bocca della Verità), che dagli anni ‘30 nascono le scenografie di uno dei teatri più prestigiosi al mondo, sintesi perfetta di artigianato, tecnica e arte. Ed è qui che abbiamo incontrato Michele Della Cioppa, direttore degli allestimenti scenici.

Michele Della Cioppa, direttore degli allestimenti scenici

“Ho iniziato come assistente scenografo - racconta Della Cioppa -, per tanti anni al fianco di Mauro Carosi. Poi ho cominciato a lavorare come scenografo e il mio percorso mi ha portato, nel ‘96, al Teatro dell’Opera di Roma, nella direzione degli allestimenti scenici, di cui sono diventato direttore nel 2015. Sono 23 anni che lavoro qui.” Il laboratorio di costruzioni che guida ha a capo Luigi Marani, con cui collabora Marcello Francucci, mentre per la parte scenografica più propriamente detta è vivo il ricordo di Maurizio Varamo, il cui successore è Danilo Mancini, affiancato da Silvia Tarchioni, Francesca Scala e Alessandro Nico.

Laboratorio di scenografia del Teatro dell'OperaUna delle sale in cui si creano le scenografie

“La direzione degli allestimenti scenici in un teatro si occupa della produzione di tutte le componenti visive dello spettacolo: scenografia, costumi e luci - spiega il direttore -. Si tratta di coordinare, organizzare e provvedere alla realizzazione degli allestimenti partendo dal rapporto con i creatori dei singoli spettacoli ospitati in teatro. Lo scenografo ha il compito di concepire la scena, poi si rivolge a noi per rendere reale e tangibile quello che ha immaginato: noi rendiamo la fantasia possibile.” In un’opera inoltre le scene spesso non sono singole ma molteplici. E questo rende il lavoro di chi le realizza ancora più difficile. Anche perché bisogna tenere conto del momento più delicato: i cambi di scena. “Per The Bassarids di Hans Werner Henze (in scena nel novembre 2015, con la regia di Mario Martone ndr), ad esempio, la scena si trasformava tramite vari passaggi ‘a vista’ durante l’atto unico - ricorda Della Cioppa -: un fondale a specchio che si inclinava o delle parti che sprofondavano simulando crolli del suolo. Messe in scena così sono molto complicate da realizzare, perché tutto avviene sotto gli occhi del pubblico e a tempo di musica. Ma non è semplice nemmeno quando c’è un cambio di scena a ogni atto, a sipario chiuso, come per la Tosca: bisogna studiare tutti gli espedienti per ottimizzare i tempi, perché va modificato tutto ma rapidamente.”

Una delle sale dove i falegnami creano le scenografie

Una volta approvato il progetto da parte della direzione allestimenti scenici, in un dialogo continuo con regista e scenografo, si passa alla fase “operativa” nei laboratori. Qui preparatori (che predispongono supporti e materiali) sarte (che cuciono le tele), scenografi realizzatori (che dipingono le scene) e i membri della falegnameria realizzano le scenografie vere e proprie. “Tutto viene fatto su misura, partendo da zero - spiega Della Cioppa -: dalle tavole di legno, da cui vengono creati i vari formati di ‘cantinella’ (l’elemento base della scenografia tradizionale), alle terre per fare i colori. Non facciamo un lavoro standardizzato: questa è sì una fabbrica di spettacolo, ma molto particolare, perché ogni volta realizziamo una cosa diversa. Ed è proprio questo il bello: trovare soluzioni a problemi sempre nuovi.”

Set dell'Opera: scenografi, preparatori, sarte e artisti sceniciDettaglio scattato durante la creazione di una scenografia

Un lavoro molto creativo dunque quello di chi realizza le scenografie. Anche perché ogni volta si riparte da capo. “Le scenografie di oggi sono basate molto sull’interpretazione dello scenografo o regista e perciò più legate alla singola messa in scena rispetto al passato, quando erano più improntate al realismo - rivela il Direttore -. Perciò è molto difficile riutilizzare gli stessi elementi per spettacoli diversi.” Ciò che viene riutilizzato più spesso sono invece le strutture di base, come ad esempio lo scheletro di una costruzione, e l’attrezzeria, cioè gli elementi d’arredamento e gli oggetti. “A volte basta cambiare il colore di un oggetto o la tappezzeria di un mobile per farlo aderire al clima della scena.”

Sarta a lavoro

Quando incontriamo Della Cioppa i laboratori sono impegnati nella realizzazione delle scenografie di Richard Peduzzi per Les Vepres Siciliennes e Capuleti e Montecchi di Denis Krief. Una delle sfide più importanti della stagione è la Turandot di Ai Weiwei, il noto artista e dissidente cinese, che per la prima volta si cimenta nella regia teatrale. Si preannunciano grandi sorprese a livello visivo, ma l’allestimento è top secret.

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