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Carolina Crescentini

text Virginia Mammoli
photo cover Fabio Lovino

17 Ottobre 2018

Carolina Crescentini. Un’autentica romana

Dalla sua passione per il set alle notti insonni a guardare videoclip

Sta partendo per Napoli quando la incontriamo. Meta finale Capri, per presentare al Prix Italia la seconda serie de I bastardi di Pizzofalcone, da ottobre su Rai 1, in cui torna a vestire i panni di Laura Piras accanto all’ispettore Giuseppe Lojacono, interpretato da Alessandro Gassmann. A Torino sta girando il nuovo film di Fabrizio Costa, del quale però ancora non può rivelarci niente. È naturale, ironica e professionale, la stessa combinazione di qualità che ha mostrato durante l’ultimo Festival del Cinema di Venezia, unica giurata italiana per il Premio Opera Prima Dino De Laurentiis.

Con Alessandro Gassmann in 'I bastardi di Pizzofalcone'

Come è nata la sua passione per il cinema?

Ho sempre guardato film su film e amato scrivere, ho quindi deciso di iscrivermi a Storia e Critica del Cinema. Dopo vari seminari di scrittura, per pura curiosità, mi sono segnata a un seminario di recitazione… non l’avessi mai fatto! - ride - Da lì è iniziato tutto. 

Come ha vissuto il passaggio dalla scuola di cinema al lavoro davanti alla macchina da presa?

In realtà il primo film, H2Odio, l’ho fatto mentre ero ancora a scuola di recitazione. Non ho avuto il tempo di realizzare quello che mi stava accadendo. Sono stata travolta da un’onda gigantesca, che poi ho capito essere il lavoro che mi piace, il mondo che mi piace.

Con quale regista ha lavorato con maggiore intesa finora?

Giuliano Montaldo. Perché oltre a essere un maestro e un grande regista, è un uomo speciale. 

Con Gabriele Muccino in ‘A casa tutti bene’ (ph. Andrea Maddaluno)

Parlando invece di colleghi attori, con chi ha più feeling e chi vorrebbe trovare al suo fianco in futuro?

Mi trovo molto bene con Piefrancesco Favino, con cui ho fatto due film (L’industriale del 2011 e A casa tutti bene uscito quest’anno, ndr) - perché come me anche lui è un soldato sul lavoro e ci capiamo al volo. E mi piacerebbe molto lavorare con Elio Germano.

Qual è il ruolo che più l’ha appassionata?

È il non ruolo per eccellenza, “l’attrice cagna” in Boris, Corinna Negri (che nel 2011 le è valso il Nastro d’argento come migliore attrice non protagonista, ndr). Quel progetto era geniale, la sceneggiatura tremendamente divertente, aveva un’ironia in cui mi rispecchiavo moltissimo.

'Boris'

E quello che vorrebbe interpretare?

Mi stimolano molto le donne toste, coraggiose e quelle che sono fragili ma lo nascondono. Forse perché io stessa mi muovo tra queste due polarità. 

Ha partecipato anche ad alcuni videoclip, ad esempio con i Baustelle e Sergio Cammariere. Che rapporto ha con la musica?

È sempre stata fondamentale nella mia vita. È il mio modo per andare altrove pur rimanendo nello stesso posto e di videoclip sono una vera appassionata, ne vedo tantissimi, soprattutto la notte quando non riesco a dormire. 

Che esperienza è stata quella di Venezia quest’anno?

Bellissima. Credo che la giuria sia il ruolo migliore per andare a Venezia. Malgrado sia impegnativo, perché comunque vedi 5 film al giorno a partire dalla mattina presto, non hai quell’agitazione con cui vai al Festival dall’altra parte della barricata. E poi adoro vedere film.

Ama più lavorare per il cinema o per la televisione?

Il cinema ha una cura che difficilmente la televisione può avere. Dall’altra parte, la serialità della televisione ti permette di approfondire un personaggio ed entra direttamente nelle case delle persone. In questo momento dobbiamo accettare di lavorare su entrambi i piani.

'L'industriale'

Ci racconta la sua Roma?

Sono una romana doc e rivendico la mia romanità. Vivo a Trastevere da 12 anni e da lì non mi muovo. Lo considero il mio villaggetto, dove tutto è fermo nel tempo, a parte il sabato sera quando arrivano tutti a fare baldoria. Amo profondamente la mia città, anche se ultimamente mi fa un po’ arrabbiare, perché non è valorizzata a dovere.

I suoi luoghi del cuore?

Adoro andare a correre sul lungotevere, la mattina, quando ci sono pochissime persone. I muretti del Gianicolo, poi, sono tutti miei, mi ci fermo spesso, a leggere, scrivere o a mangiare il take away. Villa Pamphilj, col bistrot dove puoi fare il picnic, è stupenda. Ma quello che consiglio di più, anche ai romani, è interrompere le proprie abitudini, essere curiosi e aprire la porta di una chiesa mai notata prima, entrare in una corte interna… è facendo così che una volta mi sono trovata nel mezzo di una messa congolese in una chiesa in via del Governo Vecchio, meraviglioso!

Qualche consiglio per un vero aperitivo romano?

A Trastevere il Coffee Pot. Al Pigneto Na Cosetta, dove c’è spesso musica dal vivo. Un grande classico è il Bar del Fico, dove è bene andare un po’ presto, in modo da fare l’aperitivo insieme ai signori che giocano a scacchi. Altrimenti al Testaccio, l’Oasi della Birra e Angelina.




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