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Giorgio Armani

text Matteo Parigi Bini
photo courtesy Giorgio Armani

7 Luglio 2020

Giorgio Armani. Ridisegnare l’orizzonte

A colloquio con Giorgio Armani. la sua forza di guardare sempre avanti

In questi ultimi mesi ognuno di noi ha provato una sensazione di smarrimento, ci siamo trovati di colpo in un mondo indifeso e inerte. Poi ci sono stati gli ‘esempi’ che ci hanno mostrato la strada da seguire.

Giorgio Armani è uno di questi. È stato il primo in Italia a rendersi conto della gravità della situazione, sfilando a porte chiuse durante la fashion week di febbraio ed è stato anche il primo a chiudere i suoi punti vendita e a far lavorare i dipendenti in smart working per non esporre le persone a inutili rischi.

Il quartier generale a Milano della Giorgio Armani oggi è in via Bergognone, dove si trova anche il Teatro Armani e il nuovo spazio espositivo Armani Silos disegnato da Tadao Ando. (ph. Stefano Guindani Sgp)

Ma la visione di Armani è stata anche più ampia. Nel momento del lockdown ha aiutato i nostri medici in prima linea con importanti donazioni alle strutture ospedaliere, non solo di Milano ma anche di Roma, Piacenza (sua città natale), Bergamo, Versilia e ha convertito parte della proprie aziende per la produzione di camici monouso.

E come se ciò non bastasse ha scritto una lettera aperta, ripresa poi da tutti i giornali del mondo, in cui ci ha indicato come affrontare il futuro: “Questa crisi è una meravigliosa opportunità per rallentare e riallineare tutto; per disegnare un orizzonte più vero”.

Per questo dedichiamo la cover di un numero così importante a Giorgio Armani che ci racconta “la sua necessità di guardare sempre avanti”.

Quest’anno lo stilista ha deciso di spostare la sfilata Armani Privé da Parigi a Milano (ph. Stefano Guindani Sgp)

A partire dall’episodio della sua infanzia alla fine della Seconda guerra mondiale, a quale risorsa interiore ha sempre fatto riferimento per superare le difficoltà?

È stata un’infanzia di guerra la mia, in quella Piacenza che scontò sotto i bombardamenti il suo essere in posizione strategica. Alla fine del conflitto furono novantuno le incursioni contate, con decine e decine di vittime. Persi due miei amici nel crollo di una casa bombardata mentre per proteggere mia sorella Rosanna, sempre durante un bombardamento, la buttai a terra e la coprii con il mio corpo. Io stesso rimasi ferito per essermi fermato a guardare alcuni ragazzi che si divertivano a far esplodere della polvere pirica. Piangevo durante le medicazioni, ma non volevo arrendermi. È questo sentimento ostinato di forza, questa volontà di non cedere – istintiva più che ragionata – questa necessità di guardare sempre avanti ad avermi aiutato a superare le difficoltà.

In piena emergenza Covid con una lettera aperta ha denunciato l’insostenibilità della moda che si è piegata ai ritmi del fast fashion. Quale sarà il ruolo della moda?

Penso che la moda avrà la funzione di rigenerare i nostri pensieri. Sarà l’ossigeno creativo che riporterà a ritmi più giusti i tempi dello stile: sfilate per la primavera/estate e per l’autunno/inverno, per rendere l’offerta nei negozi più coerente con la stagionalità. Offrire già in giugno i capi pesanti è una forzatura e soprattutto interessa poco la clientela. Tra i miei obiettivi principali, dunque, c’è anche quello di essere meno frenetico.

Collezione Emporio Armani P/E 2020 (ph. Stefano Guindani Sgp)

In questo periodo di emergenza lei è stato un riferimento e un sostegno concreto non solo per i dipendenti della sua azienda, ma per Milano e in generale per l’Italia. Come ha vissuto questi mesi in prima persona?

Con ansia e, insieme, con energia, sentendo un senso della responsabilità sempre più forte. Non soltanto verso la mia azienda, i miei collaboratori, le persone che fanno parte del mio mondo come gli atleti dell’Olimpia basket, che hanno onorato i valori sportivi e umani nei quali la squadra crede da sempre. Ma anche verso la mia città, Milano, che ha sofferto tanto e il mio Paese, che mi sembra avere bisogno di tutto. Per questo ho cercato di contribuire concretamente con una serie di iniziative, tra cui la conversione delle fabbriche per la produzione dei camici monouso.

Quale vocazione pura e quali stimoli hanno spinto Giorgio Armani a diventare il simbolo della moda italiana?

Di diventare un simbolo non potevo certo immaginarlo né pormelo come obiettivo. Quello che volevo era esprimere con la moda i tempi che cambiavano. Non si trattava semplicemente di un nuovo taglio, di un nuovo gusto del colore, ma di individuare bisogni e accompagnare il cambiamento, l’evoluzione sociale che stava avvenendo. E questo, credo, è quello che faccio anche oggi. 

Quest’anno lo stilista ha deciso di spostare la sfilata Armani Privé da Parigi a Milano (ph. Stefano Guindani)

Chi è stata la sua musa? 

C’è un tipo di donna - bruna, curiosa, intensa, dallo sguardo profondo - che mi sono accorto di avere scelto per rappresentare lo stile Armani durante tutti gli anni Ottanta. Potrei dire che questa era la donna che mi ispirava e che aveva alcune caratteristiche che mi ricordavano mia madre.

Il Made in Italy di cui lei è il primo ambasciatore non è un fenomeno a sé ma la combinazione perfetta di molti elementi. Quali sono secondo lei gli elementi imprescindibili? 

La creatività che mai esclude la portabilità, la qualità dei tessuti, l’attenzione ai metodi di produzione, che devono essere sempre più sostenibili.

L’alto artigianato è sempre stato alla base del suo lavoro. Come possiamo esaltare in futuro questa risorsa tutta italiana?

La particolarità del nostro artigianato è quella di essere l’espressione di una manualità artistica, capace di ottenere risultati più sofisticati realizzando interventi di grandissimo pregio che devono essere rispettati e tutelati. Per me è addirittura indispensabile a dare carattere nell’alta moda, della quale esaltano rarità e bellezza. Posso capire chi, per ragioni economiche, sceglie altro, ma si dovrebbe ricorrere alla bellezza di interventi artigianali ogni volta che questo sia possibile.

Giorgio Armani difronte a Palazzo della Civiltà in occasione dell'evento One Night Only Roma 2013

L’Italia e i suoi capolavori si riaprono al mondo. L’invito di Giorgio Armani a visitare uno dei Paesi più belli del mondo. 

L’Italia è qui che aspetta di essere guardata con occhi nuovi. Sarà possibile individuarne la sua bellezza che sta nella sua complessità e nella sua vitalità. Perché la diversità è vita. 

La classicità è nel suo Dna fin dagli esordi, quante volte avrà guardato all’arte di Roma... Quali sono i suoi luoghi del cuore nella città Eterna?

Roma, grande, difficile città. È la coesistenza di epoche e stili diversi ad affascinarmi. Non un periodo in particolare, anche se i palazzi e le piazze barocche sono sempre stupefacenti. Roma è una città dove lo stratificarsi delle epoche si tocca con mano, e non avviene da nessun’altra parte con tanta magnificenza. In questa cornice straordinaria, nella quale spicca il Palazzo della Civiltà Italiana all’Eur, ho voluto nel 2013 offrire un momento speciale come la One Night Only Roma invitando molti ospiti tra personalità, autorità, stampa nazionale ed estera. Sono abituato a questi eventi straordinari, ma lo sfondo splendido, impeccabile in cui si è svolto per me è davvero indimenticabile.




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