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Marcello Mastroianni


text Teresa Favi

10 Dicembre 2018

Marcello Mastroianni, l’antieroe del cinema italiano

Dagli esordi con Riccardo Freda nel 1948 alla collaborazione con Federico Fellini, una grande mostra per celebrare un mito

Amatissimo dai paparazzi e invece timidissimo, pur nella sua indomabile natura di dongiovanni, Marcello Mastroianni considerava la sua “una vita tra parentesi” incastrata con dolce levità tra un successo e l’altro. A 22 anni dalla morte avvenuta il 19 dicembre 1996 a Parigi, l’imponente carriera dell’attore ciociaro (170 film, innumerevoli spettacoli teatrali, personaggi sempre diversi) strettamente intrecciata alla sua storia personale viene celebrata da una grande mostra all’Ara Pacis, fino al 17 febbraio 2019. È la prima volta che il percorso artistico del protagonista di La Dolce Vita, viene riproposto nella sua interezza attraverso un’abbondanza di materiali, molti dei quali inediti, tra cui un raro apparato fotografico che ritrae l’attore come non siamo abituati a ricordarlo, sul palco, vicino agli altri grandi nomi che hanno fatto la storia del teatro italiano, da Vittorio Gassman a Rina Morelli, da Paolo Stoppa a Eleonora Rossi Drago.

Marcello Mastroianni e Federico Fellini sul set del film 'La città delle donne' (courtesy Cineteca Bologna Reporters Associati e Archivi)Marcello Mastroianni e Federico Fellini sul set del film 'La città delle donne' (courtesy Cineteca Bologna Reporters Associati e Archivi)

Dagli esordi con Riccardo Freda nel 1948 alla collaborazione con Federico Fellini, di cui diventò un vero e proprio alter ego. Più di cento film tra gli anni Quaranta e la fine dei Novanta, e molti riconoscimenti internazionali fra cui 3 candidature all’Oscar come Miglior Attore, 2 Golden Globe, 8 David di Donatello e il Leone d’oro alla carriera al Festival del cinema di Venezia nel 1990. 

Per andare a fondo nella scoperta, come osserva il curatore Gian Luca Farinelli, dobbiamo tallonare la sua filmografia in quanto specchio della sua stessa vita. Ed è proprio questo il percorso che segue la mostra, a partire da un tratto distintivo della sua personalità: quell’umiltà che gli faceva amare gli altri attori.

L’INFANZIA E GLI ESORDI A CICNECITTA’

La mostra ricostruisce l’infanzia in Ciociaria, le origini popolari. Fino all’ingresso in Cinecittà, grazie ad alcuni parenti che lì gestivano una trattoria. Le prime comparsate, fino al primo ruolo importante, in cui è doppiato da Alberto Sordi, quello del vigile in Domenica d’agosto di Luciano Emmer nel 1950.

Una scena di 'La dolce vita' (Courtesy Cineteca Bologna Reporters Associati e Archivi)

SEX SYMBOL… SUO MALGRADO

Dopo aver ripercorso anche l’esperienza teatrale di Mastroianni, la mostra all’Ara Pacis affronta l’anno della consacrazione come sex symbol. Un sex symbol suo malgrado… È il 1960. L’anno de La dolce vita. L’anno dopo è il Bell’Antonio di Mauro Bolognini: un marito bellissimo, siciliano e impotente.

Con Sophia Loren 'La fortuna di essere donna' (courtesy Fondo Alessandro Blasetti - Cineteca Bologna)

MARCELLO E SOPHIA

Qui la mostra giunge a uno dei suoi punti cardine. Loren-Mastroianni il sodalizio che Hollywood amò alla follia. Dal loro primo incontro, nel 1954 sul set di Peccato sia una canaglia di Alessandro Blasettinasce una sintonia destinata alla leggenda con la scena dello spogliarello nel film di Scola Ieri, oggi, domani (1963) e l’anno dopo con Matrimonio all’italiana (1964, nominato all’Academy Award come miglior film straniero). 

Con Sophia Loren in 'Matrimonio all’italiana’ di Vittorio de SicaLa famosa scena della Fontana di Trevi con Anita Ekberg in "La dolce vita" di Fellini (Courtesy Cineteca Bologna Reporters Associati e Archivi)

IN VIAGGIO CON FEDERICO

Non può mancare l’altro sodalizio eterno, quello tra “Marcello” (nome che risuona con la pronuncia di Anita Ekberg immersa nelle acque gelide della Fontana di Trevi) e Federico Fellini declinato appunto da La dolce vita a La città delle donne, passando per 8 e ½, film in cui i due si nascondono uno dietro l’altro, fino a quel Mastorna che non vedrà mai la luce.




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