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Riccardo Romani si dedica alla conservazione di oltre 100 orologi in tutto il territorio Vaticano

text Joanne Bergamin
photo Valentina Stefanelli

10 Ottobre 2019

L’uomo del tempo

Riccardo Romani, da più di 25 anni, il responsabile degli orologi di Città del Vaticano

Riccardo Romani attraversa il confine italo-vaticano all’alba, ogni giovedì, con una missione: mantenere il Vaticano puntuale. Da 1993 infatti si prende cura dei suoi preziosi orologi, per conto di Hausmann & Co., e suo padre prima di lui, per 15 anni. Già nell’800, l’orologeria Hausmann & Co. è fornitrice di illustri personaggi appartenenti al Clero romano. Questo rapporto portò Papa Leone XIII, nel 1903, ad incaricare la maison romana di restaurare l’antico Plansiferologio dei Farnese custodito nei Musei Vaticani. 

L'antico Plansiferologio dei Farnese conservato nei Musei Vaticani

Come ha iniziato a lavorare in Vaticano per Hausmann & Co.?

Mio padre inizialmente lavorava nella loro boutique, poi entrò nel reparto tecnico della pendoleria. Ha lavorato dentro il Vaticano per Hausmann & Co. dal 1978 al 1993. Dopo l’estate del 1992, con la sua decisione di andare in pensione, è sorta la necessità di trovare qualcuno per il fatidico ‘passaggio di consegne’. La scelta più logica fu di rivolgersi a me. Dopo un anno circa di formazione intensiva presso il laboratorio e le prime commissioni a domicilio (perché gli orologi a pendolo è sempre meglio non spostarli) ho iniziato ad affiancare mio padre in queste operazioni di manutenzione ordinaria settimanale presso il Vaticano. All’inizio, devo dire che ho temuto due cose: l’orario di inizio (6.15) e la concreta possibilità di perdermi tra corridoi e scale di servizio. Ricordo di aver disegnato perfino delle mappe e ci sono voluti quasi due anni per memorizzarle tutte!

Riccardo Romani a lavoro (ph. Joanne Bergamin)ph. Joanne Bergamin

La tua giornata lavorativa tipo in Vaticano? 

A nome della Floreria Apostolica, Hausmann & Co. ha l’incarico di gestire e conservare circa 80 orologi a pendolo e 25 che invece hanno subito la trasformazione in orologi al quarzo, in alternativa a quello meccanico. In tutto ci vogliono mediamente 5/6 ore (salvo complicazioni) nello spostamento fisico tra un orologio e l’altro (calcolato, per curiosità grazie all’ausilio di un contapassi, in circa 7 Km percorsi a piedi), tra il Palazzo Apostolico, il Governatorato, l’Elemosineria, la Guardia Svizzera Pontificia, la Gendarmeria e la Stazione, giusto per nominare qualche ufficio. 

Che tipo di formazione è stata necessaria per svolgere questo lavoro?

Nel 1992 ho conseguito un diploma professionale di tecnico riparatore elettronico ed elettrotecnico, dove ho appreso le prime nozioni di come si individua e ripara un guasto. Dopo questi cinque anni di preparazione ho avuto la fortuna di fare un periodo di formazione presso il laboratorio della Hausmann & Co., in seguito, affiancato da mio padre, ho imparato sperimentando direttamente sul campo.

Ha un orologio preferito in Città del Vaticano?  

Ormai, dopo 26 anni, posso affermare con certezza che ciascuno degli orologi di cui mi occupo in Vaticano è un piccolo pezzo della mia vita lavorativa, dal momento che lo associo a una persona di quell’ufficio. Pertanto, ogni orologio è diventato speciale.

Papa Giovanni Paolo II, che ha ricevuto un Atmos Jaeger-LeCoultre (ph. Joe Frielingsdorf)

Uno dei ricordi del tempo trascorso in Vaticano a cui sei particolarmente legato?

Dopo la morte di Papa Giovanni Paolo II, ho suggerito di mettere a tacere i suoni del grande orologio nel cortile di San Damaso. Hanno concordato e ho assicurato questo silenzio fino a dopo il suo funerale. Questo è stato molto importante per me.

Un primo piano di uno degli orologi progettati da Giuseppe Valadier

Giuseppe Valadier progettò due orologi, tra il 1786 e il 1790, su entrambi i lati della facciata anteriore della Basilica di San Pietro. Quello a destra, che mostra l’ora dell’Europa centrale, è circa mezz’ora indietro rispetto all’ora giusta. Si dice che l’ora sbagliata fosse un tentativo di indurre il diavolo a indovinare il giorno e l’ora. 

Di leggende se ne sentono ancora tante, probabilmente questa nasce da un semplice equivoco: l’errore di lettura è dovuto al fatto che l’unica lancetta non salta da un’ora all’altra, ma avanza costantemente. O almeno questa è la spiegazione ufficiale!




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