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Sant’Andrea de Scaphis

text Cecilia Canziani
photo Valentina Stefanelli

17 Ottobre 2018

Arte contemporanea a Roma. I luoghi da segnare in agenda

La scena artistica contemporanea di Roma non è mai stata così vivace

Ad animare la scena artistica contemporanea a Roma non sono solamente i musei, gli istituti e le accademie straniere, ma anche le gallerie private e le fondazioni, enti non profit questi ultimi, aperte da collezionisti e mecenati che spesso hanno una funzione parallela ai musei o simili alle Kunsthalle. Un clima di ricerca e sperimentazione caratterizza tanto le une quanto gli altri, contribuendo così alla costruzione di un sistema che vive di relazioni e dialogo tra spazi, artisti, linguaggi.

T293T293

Immaginiamo di fare una passeggiata che ci conduca per strade note del centro della città alla scoperta di alcuni luoghi del contemporaneo, un pomeriggio. Potremmo iniziare da Trastevere, nella parte del quartiere vicino a Santa Cecilia, e varcare le porte di T293, in via Ripense 6, dove fino al 28 ottobre è in corso la mostra di Claire Fontaine, pluripremiato collettivo di artisti con base a Parigi. Nata a Napoli nel 2002 come artist-run space, dal 2006 opera come galleria mantenendo un taglio curatoriale e continuando a sostenere artisti emergenti la cui ricerca ha una forte componente processuale e concettuale.

Gli ampi spazi di via Ripense con la loro connotazione industriale suggeriscono l’interesse per la dimensione del lavoro come caratteristica del fare arte, e si pongono di volta in volta come una sfida per gli artisti rappresentati dalla galleria, tra i quali Tris Vonna-Mitchell, Martin Soto Climent, James Bekett, Lorenzo Scotto di Luzio.

Poco distante, in via de’ Vascellari, la piccola chiesa sconsacrata di Sant’Andrea de Scaphis risalente al IX secolo, è dal 2015 la sede romana del gallerista newyorkese Gavin Brown, che già anni fa insieme alla galleria Franco Noero di Torino e Modern Institute di Glasgow aveva animato uno spazio nella capitale. Questo nuovo progetto ospita quasi sempre opere site specific pensate appositamente per lo spazio e dimostra una predilizione per la performance, dall’inaugurazione con una performance di Rirkrit Tiravanija, alle mostre di Karl Homqvist, Urs Fisher, Uri Aran e Jannis Kounellis.

Sant’Andrea de Scaphis

Da qui, dopo aver attraversato l’Isola Tiberina, passando per il ghetto si arriva alla galleria Lorcan O’Neill in vicolo dei Catinari 3. Questo ampio spazio a cui si accede da un cortile interno ornato da una fontana dedicata alla nascita di Venere, un tempo ospitava la scuderia del palazzo costruito dalla famiglia Santacroce tra il 1598 e il 1668. Circa quindici anni fa Lorcan O’Neill si è trasferito a Roma da Londra, con l’idea di aprire un piccolo spazio lontano dai principali centri dell’arte contemporanea che potesse diventare una sorta di incubatore di idee. La galleria si trova nella sede attuale dal 2014 e rappresenta artisti internazionali, tra cui Jeff Wall, Rachel Whiteread, Tracey Emin, Betty Woodman ma sin dall’inizio ha iniziato a cercare la collaborazione con artisti italiani sia affermati, come Luigi Ontani o Giorgio Griffa, sia più giovani come Pietro Ruffo, Emiliano Maggi e Gianni Politi in un interessante confronto transgenerazionale su linguaggi e tecniche.

Lorcan O’Neill

Superato Campo de’ Fiori e proseguendo in direzione dei Banchi Vecchi, ancora in una ex scuderia di un altro palazzo del Cinquecento trova casa la galleria Monitor, aperta nel 2003 e connotata fin dall’inizio dalla sperimentazione e all’interesse per i nuovi linguaggi con particolare attenzione al video e all’installazione. Negli ultimi anni Monitor ha aperto un attento filone di ricerca sulla pittura iniziando a collaborare con interpreti dell’astrazione come Claudio Verna e Duane Zadoulek, ma guardando anche al lavoro di artisti giovani ed emergenti come Thomas Braida, Nicola Samorì, Ian Tweedy. Tra il 2014 e il 2015 la galleria ha aperto uno spazio pop-up a Manhattan, un progetto a metà strada tra la galleria e la residenza, che prosegue con l’apertura di una seconda sede a Lisbona, con l’obiettivo di intrecciare traiettorie e costruire reti tra città e comunità di artisti.

MonitorMagazzino

Non lontano da piazza di Pietra, al numero 17 di via dei Prefetti 9, si trova - fin dal 2000 - Magazzino, i cui spazi divisi da un cortile in due corpi architettonici separati sono stati temporaneamente trasformati dall’artista cinese di base a Los Angeles Yan Xing – in mostra dal 28 settembre – in un ambiente monumentale in scala, un luogo perturbante che evoca le architetture del ventennio. Anche in questo caso lo spazio è spesso il punto di partenza per gli interventi degli artisti rappresentati dalla galleria, tra cui Massimo Bartolini, Alberto Garutti, Elisabetta Benassi e Alessandro Piangiamore tra gli italiani, Jan Fabre e Mircea Cantor tra gli stranieri.

Ritroveremo queste gallerie visitando le più grandi fiere internazionali come Frieze, Art Basel o MiArt e nei più grandi musei del mondo come Tate, Kunsthalle Basel, Palais de Tokyo le opere di alcuni artisti incontrati in questi spazi. La carriera professionale di molti è iniziata in questa città, grazie al sostegno dei propri galleristi e di collezionisti. Il mecenatismo è del resto un tratto distintivo e antico a Roma, non stupisce quindi che in tempi recenti questa attitudine abbia preso forma nelle tante e diverse fondazioni che pur sostenute da privati, si comportano come fossero istituzioni pubbliche, affiancando alle esposizioni convegni, incontri e programmi didattici. 

Fondazione Memmo - Arte Contemporanea (ph. Andrea Rossetti)

La Fondazione Memmo - Arte Contemporanea che occupa i locali al piano terra di Palazzo Ruspoli, è particolarmente interessata ad approfondire il dialogo con la città attraverso uno sguardo ‘altro’ alternando un solo show a una mostra collettiva e coinvolgendo sempre artisti stranieri o italiani che non sono di base a Roma. Ogni anno un artista dal profilo internazionale è invitato a trascorrere un periodo di residenza a Roma al fine di sviluppare un lavoro specificamente pensato la fondazione, e che molti casi si è anche aperto alla collaborazione con artigiani locali, in un interessante recupero di tecniche antiche in chiave contemporanea come nel caso di Kerstin Brätsch, che ha impiegato per i suoi lavori lo stucco marmo, o Camille Henrot, che ha usato l’affresco. La mostra Conversation Piece, ormai giunta al quarto ciclo è invece una sorta di mappatura in itinere di artisti che temporaneamente hanno sede a Roma e contribuiscono al suo paesaggio culturale in forma di mostra collettiva.

Musia

Inaugurata lo scorso anno, Musia è un progetto complesso a partire dai suoi spazi. L’edificio è infatti contraddistinto da un cortile di Baldassarre Peruzzi, architetto cinquecentesco, attraversato da una galleria in vetro che ricuce diversi ambienti, tra cui le sale ipogee appartenenti al Teatro di Pompeo. In via dei Chiavari è esposta la collezione Jacorossi, importante collezione d’impresa che attraversa XX e XXI secolo, restituita nell’allestimento del critico e storico dell’arte Enrico Crispolti, e una installazone di Studio Azzurro.




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