Joanne Bergamin, su Instagram @swissguardwife. La sua vita in Città del Vaticano
Tra le poche persone ad avere il passaporto di Città del Vaticano, numero 153, per l’esattezza
A volte la vita ha più inventiva di qualsiasi scrittore o sceneggiatore. È il caso di Joanne Bergamin, giornalista dell’Osservatore Romano, blogger di viaggi e… moglie di una Guardia Svizzera. Tra le poche persone ad avere il passaporto di Città del Vaticano, numero 153, per l’esattezza.
Cosa l’ha portata dall’Australia a Roma?
Fin da piccola venivo spesso in Italia con i miei genitori. Avevano una gioielleria in Australia e giravano il mondo per comprare oro o pietre preziose, ma è di Roma che mi sono innamorata.
Cosa significa essere moglie di una Guardia Svizzera?
È una cosa che hai sempre in mente, quando sei in Vaticano, anche quando fai la spesa o ti fermi a fare benzina, allo stesso tempo però è come avere 110 fratelli tra le Guardie. Quando passo ci scambiamo un saluto, scherziamo, oppure offro loro un caffè, perché quando sono in servizio non possono spostarsi.
Il suo tempo libero in Vaticano?
Adoro entrare nella Basilica di San Pietro, è come entrare in un bagno di luce. Faccio una piccola preghiera, poi magari vado a prendere un cappuccino sul tetto della Basilica. La domenica faccio spesso una lunga corsa nei Giardini Vaticani e sono quasi sempre da sola. Ogni volta c’è qualcosa di nuovo non solo da scoprire, ma anche da fotografare.
‘Fuori dai confini’: i suoi indirizzi del gusto a Roma.
Per la cucina di pesce, a pochi passi dalle mura vaticane (nel caso che il Papa ci chiami!), adoro andare nel piccolo e familiare Da Benito e Gilberto. Per la pasta, Osteria da Memmo, dove ordino sempre le linguine fresche con gamberi, pecorino e pomodorini (è chiamata “la pasta di Jo” proprio per me). La pizza da Emma, tra Campo dei Fiori e Largo di Torre Argentina. Per un gran caffè Sant’Eustachio, mentre per il gelato c’è la famiglia Giolitti, che ne prepara di paradisiaci dal 1900.